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Antisismica: il punto di vista degli esperti giapponesi

L’Italia è un territorio frequentemente soggetto a terremoti, in Europa  detiene, purtroppo, il primato per i  fenomeni sismici, i dati parlano chiaro: su 1.300 sismi distruttivi avvenuti nel II millennio nel Mediterraneo centrale ben 500 terremoti hanno interessato il nostro Paese.  Proprio per questo sempre più spesso si parla di prevenzione, ovviamente a livello costruttivo visto che gli eventi sismici non si possono prevenire. Ma come costruire le nostre case in modo antisimico?

Il Giappone e l’esperienza nella costruzione antisismica

Importantissimi in questo caso gli esempi che ci arrivano da territori che di terremoti ne sanno parecchio, come il Giappone dove  l’attività sismica ha  una lunga e triste storia. Il Giappone, per la  sua posizione geografica che è in prossimità dei confini delle maggiori placche tettoniche, è un’area ad alto rischio sismico. Il primo terremoto documentato risale al 599, a quello di Hokkaidō datato 2018, evento che, nonostante la portata (magnitudo 6.6) non ha avuto morti né feriti o a quello, più recente ancora, di magnitudo 5.1 registrato nell’area metropolitana di Tokyo. Come è possibile ? E’ possibile grazie alle case antisismiche che in Giappone rappresentano l’arma, l’unica possibile, contro il terremoto.

E’ solo grazie all’edilizia antisismica che il  Giappone riesce a fare fronte a questi eventi. Le non ci fossero le case antisismiche in Giappone, gli eventi sismici assumerebbero una portata ancora maggiore.  

terremoto casa in mattoni
terremoto casa in mattoni

La normativa antisismica in Italia

Quasi tutte le Regioni italiane si sono dotate di normative specifiche con l’aggiornamento degli  elenchi dei Comuni sismici e  la normativa antisismica applicabile alla progettazione edilizia. Le singole Regioni hanno la facoltà di introdurre o meno l’obbligo di progettazione antisismica nelle zone classificazione  4. L’ultimo decreto entrato in vigore sulle normative antisismiche è il  D.M. 17/01/2018 “ Ma è sufficiente a proteggerci come dovremmo essere?

Il parere ed i consigli degli esperti giapponesi sulle costruzioni antisismiche italiane

Secondo Taro Yokoyama, professore associato al Shibaura Institute of Technology e responsabile della LowFat Structures, società attiva nel campo della progettazione e della ristrutturazione di edifici antisismici, la strategia migliore per rispondere alle esigenze derivanti dai nuovi fenomeni sismici, è quella di scegliere i materiali e le soluzioni costruttive in base al tipo di edificio da realizzare, consapevoli che non esiste un materiale più sicuro di altri.

Sempre secondo quanto spiegato dal professor Yokoyama in una recente intervista, gli edifici costruiti con sassi e mattoni tipici dell’architettura storica italiana, non sono in alcun caso capaci di resistere  alle enormi forze generate da un terremoto; per cui queste costruzioni possono essere protette solo adottando una struttura che isola l’edificio al livello delle fondazioni: questa strategia antisismica è una soluzione molto costosa, che diventa perciò improponibile per semplici abitazioni.

Proprio per poter studiare preventivamente la rispondenza di un materiale all’evento sismico, in Giappone è attivo l’E-Defense, un laboratorio di simulazione che verifica sui vari livelli di intensità del sisma, la resistenza di edifici costruiti in scala reale nei vari materiali, dal legno al cemento armato, permettendo quindi la progettazione e il dimensionamento dei vari elementi costruttivi in base ai risultati ottenuti;

Dalle varie prove e simulazioni si è giunti alla conclusione che non esiste un materiale più sicuro di altri, ma la cosa fondamentale è che la struttura e l’altezza dell’edificio si adattino ai materiali prescelti.

Per il patrimonio abitativo italiano, viene suggerita la strategia di rafforzare le divisioni verticali, soprattutto in caso di ristrutturazione, aumentando così la resistenza dell’edificio stesso.

Secondo quanto dichiarato da Yoshiteru Murosaki, docente emerito all’Università di Kobe, ordinario alla Kwansei Gakuin e direttore dell’Istituto per la prevenzione dei disastri, che precisa che in presenza di onde sismiche del sesto grado Richter, è molto raro che in Giappone si verifichino danni agli edifici così ingenti come invece è avvenuto in Italia; lesioni di questa portata possono essere attribuite solo alla mancanza nelle costruzioni di adeguate strutture antisismiche a differenza del Giappone dove sono proprio gli edifici antisismici a rappresentare l’ancora di salvezza. Un ulteriore spunto di riflessione, sia per gli edifici del futuro che per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente che, come vediamo da cosa accade agli edifici in caso di terremoto, ad oggi non pare avere una buona resistenza ai terremoti.

Ma se l’importante  “lezione” che viene dal Giappone che  il paese più esposto ai terremoti è certamente la più sensata  perché non seguiamo il suo esempio?

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