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Terremoto

Terremoto: cosa succede agli edifici

Terremoto: cosa succede agli edifici durante un evento sismico

Come abbiamo detto all’inizio di questa serie di articoli, il terremoto è un movimento di masse di crosta terrestre che hanno accumulato tensioni interne: quando queste tensioni superano la così detta soglia critica, vengono sprigionate violentemente causando quindi l’evento sismico.

Il terreno su cui gli edifici insistono, inizia perciò a vibrare in senso orizzontale (movimento ondulatorio) e/o a sobbalzare su e giù (movimento sussultorio); le costruzioni vengono quindi investite da sollecitazioni ulteriori rispetto a quelle provocate dal semplice peso (che è un’azione tipicamente verticale): al peso infatti si sommano azioni orizzontali che crescono di intensità all’aumentare dell’altezza dell’edificio (è per questo motivo che ai piano alti le scosse si avvertono molto di più che al piano terra).
Per resistere alle scosse le componenti degli edifici devono essere realizzate con accorgimenti particolari (edifici antisismici).
Storicamente, la tecnologia costruttiva più diffusa in Italia, fin dai tempi dei Romani, è stata la costruzione in muratura portante, in pietra, in blocchi o in mattoni; le strutture così dette puntiformi invece, realizzate principalmente in cemento armato, hanno avuto diffusione di massa sul territorio nazionale a partire dal secondo dopoguerra.

E’ possibile quindi fare una distinzione per macro categorie di due tipologie costruttive presenti in Italia: edifici in muratura portante, realizzati fino all’inizio del Novecento, ed edifici in cemento armato, costruiti da inizio Novecento fino ad oggi.

Detto questo, dobbiamo domandarci quale delle due tipologie costruttive sia più idonea a resistere ad un evento sismico: la risposta pero’ non è così immediata, poiché dipende da vari fattori. Alla base dei progetti di Shigeru Ban, architetto contemporaneo giapponese, troviamo anche la resistenza ai sismi.

Una struttura in muratura compatta, con i solai bene ammorsati alle pareti perimetrali, si comporta con un effetto scatolare molto efficace a contrastare le azioni sismiche. Sicuramente meglio di una struttura in cemento armato in cui gli incroci fra travi e pilastri (i cosiddetti “nodi”, quelli in cui si concentrano le sollecitazioni orizzontali tipiche dei movimenti tellurici) siano male armati.

Se invece la struttura in cemento armato è ben fatta, essa si comporta con una maggiore elasticità rispetto ad un’analoga struttura in muratura ed, in genere, è in grado di resistere meglio alle azioni orizzontali tipiche del sisma.

Concludiamo dicendo che, la regola principale per far si che gli edifici non crollino sotto l’effetto di un evento sismico è di realizzare l’opera non solo la giusta tecnologia ma anche con materiali idonei a rendere la costruzione sicura, in un territorio come in nostro a forte rischio sismico.

 

Arch. Elena Valori

 

 

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