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Pratiche edilizie

Pratiche edilizie

Pratiche edilizie: dal progetto alla realizzazione

“L’architetto fa il mestiere più bello del mondo perché su un piccolo pianeta dove tutto è stato già scoperto, progettare è ancora una delle più grandi avventure possibili.” 

Da queste parole di Renzo Piano, rilasciate in occasione della celebrazione dei 40 anni dall’inaugurazione del Centre Pompidou ,vogliamo partire per questa nuova serie di articoli dedicati alle pratiche edilizie; la formazione accademica poco prepara alla pratica lavorativa in questa materia, e anche per questo cercheremo di fare chiarezza in merito, nonostante la complessità dell’argomento, che varia in base ai vari regolamenti Comunali.

Introduciamo l’argomento dicendo che, ovviamente, nel nostro mestiere ogni segno corrisponderà a qualcosa di costruito, che avrà una permanenza sul territorio di breve o lunga durata; se ne deduce quindi l’importanza di una attenta e consapevole progettazione.

Il momento più prettamente “creativo” del nostro lavoro dunque, deve sempre tenere sotto controllo le reali esigenze della committenza, e gli obiettivi che il progettista si è posto in essere di raggiungere per soddisfare tali esigenze.

Cercheremo dunque di creare dei macro capitoli, generali, iniziando dal come si avvia una pratica edilizia, il titolo abilitativo necessario da presentare al Comune, con gli elaborati grafici necessari, per poi soffermarci su focus puntuale sui temi della sicurezza, degli impianti e dell’acustica.

Per iniziare,  utilizzeremo come “progetto base” un edificio adibito a civile abitazione, mono familiare, trattando come ipotesi i seguenti interventi:

  • nuova costruzione;
  • ristrutturazione/manutenzione straordinaria;
  • manutenzione ordinaria.

A ciascuno di questi interventi, ovviamente, si assocerà un titolo abilitativo differente (Permesso a Costruire, Scia, Cil/Cila) che darà avvio alla pratica edilizia propriamente detta, di cui parleremo nei prossimi articoli in maniera più puntuale.

Arch. Elena Valori

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