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Frei otto

Alla scoperta dei grandi architetti: il vincitore del premio Pritzker 2015

Con questa nuova serie presentiamo una carrellata di grandi architetti contemporanei.

Abbiamo pero’ deciso di dedicare il primo articolo ad un architetto che potremmo definire “l’anello di congiunzione” fra architettura moderna e contemporanea.

Vincitore del prestigioso Premio Pritzker edizione 2015, e venuto a mancare subito dopo, Frei Otto viene considerato il pioniere delle tensostrutture.
Fra le motivazioni che hanno portato la giuria all’assegnazione del premio ci sono le sue << idee visionarie, lo spirito curioso, la fede nella condivisione delle conoscenze e il modo di utilizzare con parsimonia e attenzione le risorse>>.
Tutte tematiche di assoluta attualità, che fanno di Frei Otto un monito per le nuove generazioni di architetti.

Nato a Siegmar (Germania orientale) nel 1925, durante la guerra presto’ servizio nella Luftwaffe; catturato come prigioniero di guerra in Francia, trascorse i due anni di prigionia lavorando come architetto da campo: fu durante questa esperienza che imparò a costruire tende e ripari con i pochi mezzi a disposizione.
Finita la guerra tornó a studiare a Berlino, dove conseguì anche il dottorato in ingegneria nel 1954.

Come chiara opposizione all’architettura massiccia che dominava nella Germania nazista, Frei Otto dedicò la sua ricerca alle tensostrutture, alle strutture leggere, a basso costo e rispettose dell’ambiente; tutte queste innovazioni aprirono la strada allo studio delle superfici minime.

Sotto certi aspetti possiamo dire che la carriera di Frei Otto trova somiglianze con gli esperimenti in architettura di Richard Buckminster Fuller, che in America perseguiva il suo interesse per le strutture reticolari spaziali geodetiche.

Richard Buckminster Fuller

Fra le opere più famose di Frei Otto ricordiamo, insieme a Gunther Behnisch, il Parco Olimpico di Monaco di Baviera per le Olimpiadi del 1972: Otto e Behnisch idearono una tensostruttura come un flusso continuo, imitando il drappeggio e le sporgenze delle Alpi.
Il risultato fu una struttura che sembra fluttuare al di sopra del sito, ramificandosi tra la piscina, la palestra e lo stadio principale.

Parco Olimpico di Monaco di Baviera 01      Parco Olimpico di Monaco di Baviera 02

La copertura è organizzata in un sistema strutturale gerarchico, dove le membrane a baldacchino sono sospese fra alberi verticali, permettendo così di avere curve dinamiche lungo tutto il sito articolate su varie forme e dimensioni.

Parco Olimpico di Monaco di Baviera dettaglio         Membrana strutturale

I pannelli di vetro acrilico che rivestono la membrana strutturale, stabiliscono un rapporto con il contesto e permettono il passaggio della luce naturale al suo interno. Vista la sua complessità la struttura fu assemblata fuori dal sito e successivamente messa in opera.

Parco Olimpico di Monaco di Baviera vista esterna

A di stanza di oltre quarant’anni l’Olympiapark colpisce ancora oggi per la modernità delle varie costruzioni collegate tra loro dalla copertura a rete: il parco e tutte le strutture sportive ospitate sono perfettamente attive e funzionanti.

Parco Olimpico di Monaco di Baviera incastro a terra della copertura

Fra le sue ultime opere citiamo la copertura del padiglione giapponese per l’Expo di Hannover nel 2000 progettato da Shigeru Ban, vincitore del Premio Pritzker 2014.

Frei Otto Shigeru Ban Japan Pavilion Expo 2000 Hannover

 

Arch. Elena Valori

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