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Domotica: come convertire un impianto tradizionale

Gli impianti elettrici domestici, specie se particolarmente datati, necessitano di una costante ed adeguata manutenzione; in genere, gli interventi più significativi vengono effettuati in coincidenza di una ristrutturazione, oppure, nella peggiore delle ipotesi, quando si verifica un guasto o un malfunzionamento. In casi del genere, è anche possibile optare per una modifica struttura dell’impianto, optando per l’integrazione di dispositivi di domotica. In tal modo, si può rendere l’intera casa più smart e funzionale, mediante una gestione automatizzata di uno o più elementi. Di seguito, vediamo quali sono i passaggi necessari per trasformare un impianto tradizionale in uno di domotica, ossia come ‘domotizzare’ la propria casa.

A chi affidare i lavori

Gli interventi necessari per trasformare un impianto elettrico domestico di tipo tradizionale in uno domotico devono essere affidati a figure professionali specializzate, dal momento che i lavori devono essere non solo eseguiti ma anche progettati in maniera impeccabile, così da rispettare i parametri delle normative di riferimento (in particolare CEI 306-2, 64-100/2 e 64-100/3, che regolamentano l’installazione e contengono le linee guide per i tecnici installatori). Naturalmente, gli interventi risulteranno meno invasivi se realizzati nell’ambito di una più ampia ristrutturazione. Far eseguire i lavori ad un’azienda specializzata è indispensabile, in quanto gli aspetti tecnici da tenere in considerazione in fase di progettazione e conversione dell’impianto sono numerosi e non possono essere affrontati con il fai da te. Il committente può ovviamente scegliere il livello di automazione da implementare e se optare per una domotica smart integrata, controllabile mediante un’app del proprio smartphone.

Le prime fasi di intervento

Il primo step consiste nel verificare la presenza del tubo corrugato (requisito necessario per eseguire l’intervento); dopo di ché, è possibile procedere alla rimozione dei cavi esistenti, per sostituirli con il BUS (acronimo di Binary Unit System), il sistema che consente a diversi dispositivi di uno stesso impianto di interagire tra loro, scambiando dati e informazioni, la caratteristica più distintiva di una casa domotica. Se, per un motivo o per l’altro, la rimozione dei vecchi cavi non risulti possibile, è necessario mettere in conto degli interventi più profondi, che riguardano anche la muratura (ecco perché la conversione dell’impianto può risultare più agevole nell’ambito di una ristrutturazione radicale). Una tale evenienza si verifica anche quando il progetto prevede il posizionamento dei sensori e dei dispositivi di controllo in posizioni diverse; di conseguenza, sarà necessario realizzare i relativi alloggiamenti, ricavandoli ex novo all’interno della parete. In gergo tecnico, questo passaggio viene indicato come quello con cui si ‘segnano le tracce’, ossia i punti di uscita e le ‘traiettorie’ per collegarli al resto dell’impianto.

Scegliere ed installare i dispositivi

Dopo aver sostituito i cavi e aver realizzato le tracce (qualora necessario), è possibile installare i sensori, ossia i dispositivi che ‘recepiscono’ i comandi e i device di controllo, quelli che consentono l’attuazione degli input. Prima, ovviamente, è necessario scegliere ed acquistare i prodotti da collegare all’impianto; anche in questo caso, è bene affidarsi al parere di un tecnico specializzato ma ciò non esclude la possibilità di documentarsi in prima persona circa i vari prodotti disponibili in commercio. A tal proposito, si possono consultare i portali online dei rivenditori specializzati, come ad esempio quello di Emmebi Store, dove è possibile valutare le proposte di domotica BTicino e di altri marchi leader del settore. I device devono essere scelti soprattutto per le loro funzionalità, tenendo conto del tipo di impianto di domotica che si intende realizzare, e per la compatibilità strutturale con lo stesso; gli elementi da installare non sono soltanto quelli ‘esterni’, come ad esempio i termostati digitali, ma anche quelli ‘interni’ che permettono a tutti i dispositivi di interagire tra loro, quali deviatori, attuatori, relè e comandi specifici.

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