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Richard Rogers

RICHARD ROGERS – La città compatta

“La città del futuro o sarà ecologica o non sarà.” Questo è il pensiero di Richard Rogers nei confronti della città che abbiamo davanti ai nostri occhi.

La parola chiave è “sostenibilità”, intesa come un progresso intelligente che utilizza le risorse energetiche disponibili senza comprometterne l’utilizzo per le generazioni future e senza compromettere l’ambiente.

Ciò che Rogers ci vuole far capire nel libro “Città per un piccolo pianeta”, è che la città sostenibile non è un’utopia, ma una scelta necessaria, poiché la città come arena del consumismo e tempio delle finanze, con il centro diviso dalle periferie e dei disperati, non regge più. Le città producono violenza e disgregazione, causano tre quarti dell’inquinamento globale sulla Terra e a questo punto è necessaria una nuova urbanistica, che riequilibri il rapporto tra automobili e persone: “non dobbiamo consumare i terreni e il verde inutilmente, dobbiamo costruire innanzitutto sulla <<terra marrone>> (“brown fields”), cioè dove già è stato costruito, affinché le città non si allarghino a dismisura lasciando grandi vuoti degradati al centro, nei centri storici”.

Abbiamo quindi bisogno di “città compatte”. L’obiettivo è quello di creare città ad alta densità e policentriche, città ecologiche che favoriscano i contatti umani, ed inoltre città capaci di bellezza, in cui arte, architettura e paesaggio possano stimolare e soddisfare lo spirito. Uno dei punti fondamentali sul quale insistere è quello dell’impegno dell’individuo verso la propria città: la “bellezza civica” è il risultato dell’impegno sociale e culturale di ogni parte della società che vi abita. I cittadini devono essere coinvolti nel costruire la propria città, affinché l’ambiente urbano sia a misura d’uomo: in questo modo essi sentono che la città appartiene loro e che sono responsabili del suo futuro sviluppo.

Per esempio, le città di San Francisco, di Seattle e di Portland hanno integrato nel loro sistema elettorale la partecipazione pubblica alla pianificazione urbana, facendo così sentire gli abitanti coinvolti nei destini delle loro città. Quindi è necessario motivare il cittadino per progettare una città a sviluppo sostenibile, affrontando le crisi ambientali e globali dal punto di vista locale, in modo che questo compito sia accessibile al singolo. Ciò che propone Rogers è un modello di città “ad alta densità” socialmente diversificata, dove attività sociali si mescolino ad attività commerciali, ed i quartieri diventino il punto focale della comunità. Una città con abitazioni di media altezza e funzioni miste, concentrata su diversi nuclei e centri urbani, di dimensioni sufficienti ad offrire una serie di vantaggi sociali ed economici a distanze percorribili a piedi ma anche a sostenere servizi, quali il trasporto pubblico ad alta frequenza. Con il modello della città compatta si ripensa il nucleo urbano come ad un insediamento a misura d’uomo, in cui la qualità della vita aumenta senza che vengano meno tutte le attrattive che la vita di città comporta: lavoro, negozi, scuole, servizi sociali, tempo libero.

E’ stato soprattutto l’arrivo dell’automobile che ha minato la coesione della struttura sociale della città: essa è una grande conquista di libertà ma, come tutte le conquiste di libertà, quando se ne abusa crea un’intossicazione. Dobbiamo trovare un equilibrio tra l’uso dell’automobile e l’uso del trasporto pubblico. L’automobile ha permesso ai cittadini di vivere lontano dai centri delle città: il traffico urbano è “la causa fondamentale dell’alienazione dell’abitante”. Per evitare questa dispersione, è necessario concentrare le varie attività (residenziale, produttivo e commerciale), devono essere mescolate, in modo che la gente perda meno tempo, abbia più energie e quindi più risorse per la propria vita e il proprio benessere.

La Città Compatta cresce, quindi, intorno a centri di attività sociale e commerciale collocati in nodi di trasporto pubblico, punti focali intorno a cui si sviluppano i quartieri: la Città Compatta è “un reticolo policentrico di questi quartieri”. “Nodi compatti ad uso-misto riducono la necessità di spostamenti e creano quartieri vivaci e a sviluppo sostenibile. Riducono il viaggio, permettendo il camminare o l’uso della bicicletta.” Tutto risulta collegato: meno automobili significa minor congestione di traffico e una conseguente migliore qualità dell’aria, il che a sua volta incoraggia l’uso della bicicletta e il camminare; una migliore qualità dell’aria rende più gradevole aprire le finestre piuttosto che accendere i condizionatori.

Tutto questo porta ad aumentare l’efficienza della città sostenibile, riducendo lo spreco energetico. Sistemi di trasporto integrato sono propedeutici ad un qualsiasi progetto per una città a portata di cittadino: abbiamo bisogno di strategie che coordinino tutti i sistemi di trasporto. “Le città sono in primo luogo e soprattutto un luogo d’incontro”: Rogers, riferendosi a Londra, afferma che gran parte delle aree pubbliche sono dominate dall’automobile, come luoghi destinati solamente a soddisfare le esigenze del traffico e non di coloro che vi abitano. Noi dobbiamo riconferire a strade e piazze pubbliche il loro originario uso comune, cioè quello di essere spazi disegnati per la gente e restituire così ai pedoni i centri delle città. La Città Compatta apre nuovi orizzonti al concetto di vivibilità.

 

Maria Giulia Petrai

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